Peregrinazioni di un caliente inverno

Dove: Ai piedi del monte Grappa
Quando: tra gennaio e febbraio 2020

Quest'anno, in barba al filone negazionista, l'inverno... io non l'ho ancora visto. Le temperature hanno giocato al rialzo, e la Natura c'ha un po' perso il filo, credo...

In questo atipico soleggiare, la fauna piumata ha dovuto arrangiarsi, in qualche modo, a trovare cibo per sostenersi, e nei casi, migrare. Nelle nostre zone, l'agricoltura coi suoi derivati nel corso degli anni ha contribuito a rendere la vita molto difficile ai nostri amici pennuti, che ne hanno sofferto molto (le passere d'Italia sono molto meno frequenti, anche se per fortuna ancora non sono state eradicate del tutto, almeno attorno a casa mia).

Ho approfittato di tanto in tanto per qualche scampon tra siepi, campi, oasi e paludi per fare un po' di movimento e osservare tra i rami e le pozze. Basta restare mezzora fermi e tranquilli e un apparente statico boschetto sembra animarsi di mille folletti alati. Beh, mille non proprio, ma 2-300 si.

 


Germani reali (Anas platyrhynchos): alla vicina Oasi San Daniele ce ne sono almeno una ventina, tra maschi e femmine. Ma anche andando lungo il Brenta, a Bassano, ne ho contati almeno 50 una sera... 



 





 



Il frosone (Coccothraustes coccothraustes). Tra Mussolente e Liedolo li ho incontrati diverse volte, sia a gennaio che a febbraio. Le mangiatoie nei pressi dei capanni fotografici dell'Oasi sono molto appetibili anche per loro, nonostante quest'anno non ci sia stato troppo inverno.





Cucù!





Cinciarelle (Cyanistes caeruleus) e cinciallegre (Parus major), non mancano in questa stagione, anche curiose e indispettite. 









Pettirossi (Erithacus rubecula). Mai come quest'anno ne ho visti tanti. Ma tanti. un po' ovunque. Il mio gatto ne ha pure fatti fuori una famiglia intera, a fine autunno... purtroppo. 










Cornacchie grigie (Corvus cornix)... se ne incontrano ogni giorno, ma in particolare a fine gennaio un piccolo stormo, una ottantina, ha sorvolato le campagne di San Zenone verso sera, e a inizio febbraio, una quarantina a pascolo in un prato incolto nella stessa zona, segno che da qualche parte hanno il loro dormitorio.



Il picchio verde (Picus viridis). Per la prima volta non lo vedo in foto :) ma dal vivo. Stavo arrivando in auto all'area di parcheggio quando si è involato da bordo strada. Il tempo di prendere la macchina, puntare all'albero, quattordici scatti, ciaone. E poi... ti accorgi di essere a 1/80s. Uno buono, 13 cestini. Tiè, me l'ha fatta anche oggi.


















  



Una peppola in primo piano, tra decine di fringuelli e qualche passero.Add caption



Peppola su salice




I fringuelli (Fringilla coelebs). Quest'anno hanno rubato la scena. Due diversi stormi di centinaia di individui, uno a Tezze sul Brenta l'altro sempre a San Zenone. Il primo, solo per mano di un amico. In quest'ultimo, osservato con occhio diretto, anche svariate peppole e passere insieme, a svolazzare da campi ad alberi, e da alberi ai campi, in un continuo turbinio.






Pochi rapaci, tra cui l'immancabile poiana (Buteo buteo).




 
Tordo bottaccio (Turdus philomelos). Sembra che non sia stato avvistato molto di frequente, in questo periodo dell'anno, nel comune di San Zenone, anche se nella regione la sua presenza è abbastanza diffusa.




Il picchio muratore (Sitta europaea). Non dal capanno, come nessuna delle foto qui pubblicate. Ma libero, lontano, piccolo, ma va bene così.





La ghiandaia (Garrulus glandarius). Te ne accorgi quando si prodiga nel suo richiamo di allarme. Sembra che ti sghignazzi in faccia, tanto ti fa penare per un fugace sguardo. Arrivi sempre in ritardo, sembra dire!





Codibugnolo (Aegithalos caudatus europaeus). Visti meno del solito, ma forse è puro caso. Non mancano mai.






Cesena (Turdus pilaris), una rarità, in zona, in inverno. Anche su Ornitho è segnalata come un evento non comune. Ma l'ho rivista a distanza di quasi due settimane.




Lo scricciolo (Troglodytes troglodytes). Unica foto a fuoco. Eh ma è piccolo piccolo... 




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Migliarini di palude (Emberiza schoeniclus). Tra i canneti dell'Oasi San Daniele trovano rifugio dagli sguardi indiscreti e rumorosi dei frequentatori di tale biotopo. Che andrebbe maggiormente rispettato, secondo me, ma è difficile educare al silenzio, nel mare di rumore che ci assale quotidianamente.



Dopo alcune settimane senza segnalarne la presenza, all'Oasi si rivedono le gallinelle d'acqua (Gallinula chloropus).





La lepre (Lepus europaeus). Vista con la coda dell'occhio, una foto da dietro.





Un guizzo, fuori fuoco, come un fantasma. 

Alla prossima.

Commenti

Claudio Porcellana ha detto…
E poi... ti accorgi di essere a 1/80s. Uno buono, 13 cestini

he he he, quante volte mi è capitato
e allora ho deciso di sfruttare le posizioni custom che hanno quasi tutte le macchine
C1 per i pennuti in volteggio nel cielo
C2 per i pennuti imboscati
impostazioni standard che vanno quasi sempre bene
poi, se serve, si girano in fretta una o due rotelle

per il resto, belle e interessanti specie, ma non vedo interazioni
d'altronde sono difficili da vedere in the wild
per questo mi piacciono le mangiatoie
Leonardo Visentin ha detto…
Finora non sono molto riuscito a fotografare interazioni, cerco di assistervi il più possibile, anche per capire dinamiche e situazioni. Prima o poi mi cimenterò anche con quelle. Ma per quelle serve davvero tempo, e appostamenti. O prontezza di spirito per cogliere i pochi attimi. Ma è bello anche solo vederli, senza foto.
Leonardo Visentin ha detto…
Ah, sui tempi di scatto, ho impostato due modalità diverse, ma ricordarsi... Devo riprendere in mano la configurazione e rimetterla a posto.

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