Chi sono. Come... e cosa

Bella domanda... chi sono?

Sono un amante della Natura, ma si dovrebbe essere capito da un paio di dettagli.

Sono un romantico d'altri tempi, sogno sempre di rivedere un ritorno a rispetto e ammirazione per il bel creato, per la fauna, per la flora, per il futuro degli stessi...

Sono un amante della fotografia fatta con mezzi tradizionali, che siano reflex o mirrorless, non importa, perché affascinato dal processo che tali mezzi implicano. Non demonizzo lo smartphone come strumento, ma non approvo e non apprezzo l'approccio che l'uso di tali dispositivi implica nel processo fotografico. Dovesse la fotografia con mezzo fotografico un giorno costare 10 volte l'attuale, pagherei il fio.

Come... e cosa...

Ho avuto una serie di cambiamenti nel "come", sia di brand, che di approccio, e nel "cosa", sia nella scelta dei soggetti, che nello scopo.

Perché fotografare?

Per esprimere sensazioni, più che concetti, non sono molto un tipo da concetti o elucubrazioni paraboliche, anche se a volte mi vengono spontanee. Fotografare è un bisogno, bisogno di creare, di creare me stesso, di ricreare me stesso, e di lasciare qualcosa di me stesso in un'immagine. Di sfogare quello che magari a parole non mi riesce di fare.

Perché amare la Natura?

La domanda potrebbe essere girata in "perché non farlo?" ma per me è anche perché mi emoziona. In ogni aspetto.


Con cosa esprimo il mio "eros" per la Natura.

Sono stato "concepito", attorno ai 10-12 anni, con il desiderio di avere una macchina fotografica, perché amici di famiglia durante le ferie portarono la loro Canon Eos a pellicola.

Ma la mia nascita è stata successiva, con una Minox compatta a pellicola, ma di fatto diversi anni dopo, con Nikon.

D5000. Piccola, entry level. Con essa i primi approcci alla Natura. Un tarlo che ha piantato il suo seme, la cui sbocciatura era di là da venire. Dicevamo, D5000, un vorrei ma non posso. Ma per colpa mia, sapeva fare delle gran foto. Ma non mi accontentavo. Cercavo di più. Cambio con D300, mai digerito del tutto. Altro errore. Ma mitigato dal non potermi permettere un tele da affiancarci.
Invece pensavo al corpo, al full frame. Dopo un po', passai alla D800, sensore fantastico, otturatore tellurico, altra insoddisfazione.

Seconda era: Fuji. X-T1 e X-T2, mai innamorato del tutto, file scorbutici, per mie capacità ma anche specifiche interpretazioni imposte dalla casa.

Terza era. Sony. A7R II. 42 megapizze. Qualità sublime. Usabilità... ancora mi ci scontro. Ma è avvenuto un altro passaggio. Dopo alcuni girovagare a caso. Si è aperta la "cataratta" di un certo "quid",  il seme piantato anni prima sbocciava. Penso si possa definire il 2018 come lo spartiacque. La decisione era presa, l'investimento per il 100-400 GM era improrogabile.

Quarta era: Sony A9. Uno strumento che, in mano a mani (pardon...) capaci può e sa dare risultati eclatanti. Appunto, in mani capaci. Forse non sono abbastanza chiaro... capaci. Prima o poi mi ci avvicinerò. Il mio corredo era costituito da:
Sony A9
Sony FE 24-105 f/4 G OSS
Sony FE 100-400 f/4.5-5.6 GM OSS poi sostituito dal Sony FE 200-600 f/5-6.3 G OSS

a cui avevo affiancato una umile A5000 modificata IR 720nm, per cercare anche strade inusuali. Per ora inesplorate.

Quinta era: Micro 4/3. Per questioni di peso e godimento nello svolgere le "mansioni" in Natura. 

Corpi: Olympus E-M1x, E-M1 II
Ottiche: Olympus M. Zuiko 17 f/1.2 Pro, M. Zuiko 40-150 f/2.8 Pro, M. Zuiko 100-400 f/5-6.3 IS

Da qui, le pagine sono bianche, ma un bianco naturale, senza artefatti, senza artifici, senza sbiancanti ottici chimici. Un bianco che varia con le ore del giorno, rosato all'alba, dorato alle prime luci dopo il sorgere del sole, e prima del tramonto, blu che precede la notte stellata.

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