Sessione in capanno per consolarsi...

15 dicembre 2020

 

Sul finire di un anno complicato per la pandemia che sta affliggendo il mondo intero, ho deciso di andare controcorrente (la mia, di corrente) e passare una giornata presso i capanni attrezzati (e pasturati) dell'Oasi San Daniele. 

Dico contro corrente, perché non è una modalità che preferisco. Chiariamo, non ho nulla in contrario all'esistenza dei capanni fotografici a pagamento o non con alimentazione "artificiale". In genere, fanno una doppia funzione, in primis quella di aiutare, durante i mesi invernali, la sopravvivenza degli uccelli che frequentano i nostri luoghi, così pesantemente modificati da cementificazione, agricoltura intensiva, inquinamento e comunque presenza capillare dell'uomo. D'altro canto, il capanno può essere un modo bello e interessante per osservare da vicino i nostri piccoli amici, soprattutto quando il tempo da dedicare ad un avvicinamento "spontaneo" è assente o insufficiente. Infatti molti li frequentano anche senza finalità fotografiche (oppure si costruiscono in giardino delle postazioni domestiche equivalenti). 

Come detto, è un'ottima e facilitata occasione per osservare molto da vicino piccoli passeriformi, intenti ad alimentarsi, e di tanto in tanto scannarsi tra loro nonostante l'ampia disponibilità (ma al di fuori dell'ambito della mangiatoia la norma per gli animali selvatici).

Però, allo stesso tempo, non costituisce una "corretta" rappresentazione della Natura, in quanto nella vita reale l'approvvigionamento di cibo non avviene con questa facilità e abbondanza. Quindi non riesco a ritenere fotograficamente e naturalisticamente significative le situazioni e le conseguenti immagini che si riescono a catturare. Rimangono ovviamente splendide immagini dei soggetti, ed è piacevole anche ricercare pose e atteggiamenti inconsueti. Però non posso associarle alle foto scattate in solitudine lungo rii, boschi, acquitrini, scarpate. La soddisfazione, personalmente ma credo anche oggettivamente, è ben maggiore. Anche se mediamente le foto non raggiungono gli stessi livelli di dettaglio degli animali, ma questo non è sempre un male.

Faccio un'affermazione che fa storcere il naso a molti, ma ritengo estremamente facile e alla portata di chiunque (basta avere un teleobiettivo almeno da 300mm) portare a casa una trentina di immagini buone da una mattinata in capanno.

L'anno dunque si stava chiudendo con tutte le difficoltà note, per cui, per rinfrancare l'occhio e il cuore, assieme ad un amico, Régis, ci siamo dedicati una giornata e abbiamo contemplato cinciallegre, cinciarelle, fringuelli, codibugnoli, passere scopaiole, picchi rossi maggiori, scoiattoli alternarsi, con una discreta rilassatezza a dirla tutta, sui vari posatoi, artificiali o meno, disponibili attorno ad uno dei due capanni, il Bruno.

La luce quel giorno era letteralmente assente, tranne una mezzora centrale di pallido sole. Qualcosina è uscito, anche se poche, pochissime scaramucce, anzi direi praticamente nessuna. Ma è stato bellissimo lo stesso. Anche sentire, nel pomeriggio, la poiana posata da qualche parte sopra o dietro di me, emettere il suo verso a più riprese. Peccato abbia preferito la sua privacy. 

 

 

Cinciallegra (Parus major)

















Cinciarella (Cyanistes caeruleus)









Codibugnolo (Aegithalos caudatus)










Fringuello (Fringilla coelebs)



















Gallinella d'acqua (Gallinula chloropus)











Passera scopaiola (Prunella modularis)











Pettirosso (Erithacus rubecula)
















 

Picchio muratore (Sitta europaea)












Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major)














Scoiattolo comune (Sciurus vilgaris)























Non sarà probabilmente l'ultima frequentazione di capanni attrezzati, ma aspettatevi un ritorno alle consuete peregrinazioni libere...



Commenti

Post più popolari