Fantastica esperienza al 27° Campo migrazione autunnale rapaci sui Colli Asolani

Dove: Colle di San Giorgio, Maser (TV)

Quando: dal 15 agosto al 5 settembre 2020 


Quest'anno, complice l'invito dell'amico Régis Levert, ho deciso di dare un po' del mio tempo, nello specifico una parte delle ferie, per contribuire al censimento dei rapaci, in particolare del falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), che ogni anno, da ormai 27 stagioni, viene svolto sui Colli Asolani, nello specifico da molti anni dalla cima del Colle Argenta (che familiarmente, a causa della Chiesetta che vi giace sulla vetta, dedicata a San Giorgio, viene chiamato Colle San Giorgio o di San Giorgio). Vi si accede da un sentiero, che parte poco dopo aver passato la Forcella Mostaccin, in circa 20 minuti di passo moderato.

 

Vista a sud

Vista ad est

Vista verso nord-ovest

Vista verso ovest

Dalla cima, si gode un panorama splendido, che mostra a sud la pianura veneta, con Venezia, Chioggia, Jesolo che si potevano vedere chiaramente nei giorni di maggior limpidezza. A est, il Montello, e sullo sfondo le montagne della Carnia, e la direzione maggiormente battuta, assieme a quella sud, dai numerosi birder che si sono avvicendati in questo (piacevole) lavoro. A nord, si staglia il massiccio del Grappa e il Cesen, con le sue antenne. A ovest, colli e pendici del Grappa, colli Berici, e un fronte di osservazione maggiormente interessante al mattino, quando i rapaci che la sera prima si sono posati per passare la notte, tipicamente non visti nel loro passaggio, cercano l'aria calda che sale per alzarsi e riprendere la marcia, e spesso si sono formate termiche anche di 60-70 individui in questa direzione.

Nelle pause tra un passaggio e l'altro, c'era anche molto altro da vedere e fotografare, ma la mia concentrazione, essendo anche la mia prima esperienza, è stata dedicata ovviamente ad altro, ciò non toglie che qualcosa sia riuscito a fotografare comunque.

 

Macaone (Papilio machaon)

Lucertola muraiola (Podarcis muralis)

Coenonympha arcania

Hipparchia fagi/hermione

Podalirio (Iphiclides podalirius)

Podalirio (Iphiclides podalirius)

Podalirio (Iphiclides podalirius) in volo

Vespa cartonaia (Polistes dominula)

Tafani affettuosi? Oppure...

 

Il campo si è concluso oggi, e i numeri di quest'anno sono stati assolutamente di rilievo, soprattutto in confronto alle ultime annate. Infatti la conta ha visto il passaggio rilevato di diverse migliaia di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus), assieme a circa Poiane (Buteo buteo), Nibbi bruni (Milvus migrans), Falchi di palude (Circus aeruginosus), Albanelle minori (Circus pygargus), un raro Falco della regina (Falco eleonorae), almeno 4 Cicogne nere (Ciconia nigra) e 3 Cicogne bianche (Ciconia ciconia), 4 Sparvieri (Accipiter nisus), tutti in migrazione attiva. Alcuni passaggi ad altezze o distanze visibili solo da cannocchiale, altre ben visibili ad occhio nudo. La presenza di più osservatori è stata fondamentale in certi giorni per avvistare magari piccoli gruppi, poi rivelatisi notevoli formazioni grazie alla pluriosservazione. Avere di fianco persone molto esperte di birdwatching è stato edificante e un'ottima occasione di conoscere e imparare anche piccoli dettagli, sia sulla procedura di riconoscimento che su altri aspetti del mondo naturale e animale. 

I momenti da ricordare sfuggono ad una conta anche attenta.

Fantastiche scene di lotta e mobbing da parte di alcuni rapaci locali (in particolare, 2 sparvieri ed un astore hanno dato parecchio fastidio a qualsiasi cosa volasse sopra il Calmoreggio, la collina ad est del Colle San Giorgio, o sull colle ad ovest), costante presenza del giovane Falco pellegrino, che aveva il suo posatoio di fiducia sul Calmoreggio, e ci ha concesso magnifiche osservazioni. Alcune delle foto scattate sono state fondamentali per identificare la specie o il sesso del volatile.

Bellissimo, da un punto di vista naturalistico, ma terribile per i protagonisti, vedere, la sera, individui stanchissimi, quasi incapaci di scavalcare il colle prospicente, precipitarsi sugli alberi, ove trascorrere la notte, o in difficoltà coi forti venti, indecisi sul da farsi, prima posandosi su un albero, poi forse non soddisfatti del posatoio cercarne un altro più idoneo, per poi, avvistata una termica che nel frattempo si era formata qualche centinaio di metri più in pianura, tentare invano di raggiungere quei 12 pecchiaioli, quindi scegliere di lasciarsi "trasportare" dal vento, nella speranza di intercettare una termica più avanti, e mettere quanta più strada possibile alle spalle prima della notte...


Il pecchiaiolo dalla livrea molto chiara cerca un albero dove posarsi per la notte, sulla collina prospiciente (circa 1000-1500m in linea d'aria dalla nostra postazione, la distanza tra i due colli)

Questo posatoio durerà poco, perché di lì a pochi secondi si rialzerà in volo, cercando forse di raggiungere gli altri pecchiaioli in termica sulla pianura. Certamente la loro vista è più acuta della nostra.

Il Falco pecchiaiolo locale dal suo osservatorio

Alcune specie volatili non di passo si sono fatte vedere o sentire, come il Picchio verde (Picus viridis), che ogni giorno mattina mezzogiorno e sera si faceva sentire (ma mai vedere), così come qualche giorno il Picchio nero (Dryocopus martius). Poi cince bigie (Poecile palustris), le mie prime, codibugnoli (Aegithalos caudatus), fringuelli (Fringilla coelebs), rondini (Hirundo rustica), balestrucci (Delichon urbicum), rondoni maggiori (Tachymarptis melba) e comuni (Apus apus). E anche, i primi giorni, gli ultimi gruccioni (Merops apiaster) in migrazione, passati in diversi gruppi di una decina.


Rondone maggiore (Tachymarptis melba). Una meraviglia volante.

Rondone maggiore (Tachymarptis melba). Per loro si avvicina il periodo di migrazione, che inizia a settembre.

Rondone maggiore (Tachymarptis melba). Diversi passaggi ravvicinati ci hanno deliziato per alcuni giorni consecutivi, poi non si sono più visti.

Rondone maggiore (Tachymarptis melba)

Rondone comune (Apus apus). A fine agosto si iniziano ad incontrare meno facilmente, perché stanno ripartendo anche loro.

Rondone comune (Apus apus). I rondoni comuni ripartono da metà luglio verso i luoghi di svernamento, mentre i pallidi rimangono per una seconda covata, quindi non è inusuale vederli anche ai primi di ottobre.

Cormorani (Phalacrocorax carbo), in formazione indisciplinata

Aironi bianchi maggiori (Ardea alba) altissimi. Credo sia la prima volta che si vedono passare sopra al campo.

Aironi cenerini (Ardea cinerea) molto alti in cielo


Cincia bigia (Poecile palustris) come sospesa sulla "mano" dell'albero
Cincia bigia (Poecile palustris)


Foto puramente documentativa. Gruccione (Merops apiaster). Ne sono passati diversi gruppi, i primi giorni, perché nel loro periodo di migrazione.

Foto puramente documentativa. Gruccione (Merops apiaster). Decisamente chiassosi.

Le condizioni di scatto non sono quasi mai state ottimali, però non vuole questa essere una mostra fotografica, soltanto un omaggio alla bellezza e alla geniale complessità e straordinarietà di questi prodigi della Natura.


Astore ♀ (Accipiter gentilis) che infastidisce il pecchiaiolo

Astore juv (Accipiter gentilis) che infastidisce il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Astore juv (Accipiter gentilis) vis-à-vis col Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Sparviere ♀ (Accipiter nisus) che infastidisce un Falco di palude ♀ (Circus aeruginosus)  in migrazione

Sparviere ♀ (Accipiter nisus) che infastidisce un Falco di palude ♀ (Circus aeruginosus)  in migrazione

Sparviere (Accipiter nisus) transita sopra la pianura. In queste condizioni è difficile sia vederli che ancor più fotografarli, tranne a questa distanza. Ma non ascoltano, questo...

Sparviere

La coppia di Corvi imperiali (Corvus corax)

Corvo imperiale (Corvus corax). Uno dei due membri della coppia residente

Corvo imperiale (Corvus corax)

Corvo imperiale (Corvus corax). Sullo sfondo, l'ossario di cima Grappa

Corvo imperiale (Corvus corax)

Lodolaio (Falco subbuteo)

Falco pellegrino (Falco peregrinus)

Giovane di Falco pellegrino (Falco peregrinus), dimorante, col gozzo pieno :)

Giovane di Falco pellegrino in un momento di relax

Giovane di Gheppio (Falco tinnunculus) della zona

Giovane di Gheppio (Falco tinnunculus) della zona

Uno degli individui della coppia di Bianconi (Circaetus gallicus) che abitano sui colli

Coppia di Bianconi (Circaetus gallicus) che abitano sui colli

Gheppio contro sparviere

Gheppio contro sparviere

Gheppio contro sparviere

Passaggio di 4 Nibbi bruni (Milvus migrans) assieme (qui ritratti solo 3, il quarto non ci stava)

Splendido esemplare di Nibbio bruno (Milvus migrans)

Nibbio bruno

Nibbio bruno

Bruttissima doppia foto di una delle due Albanelle minori (Circus pygargus), ma utile per confermare il riconoscimento

Falco di palude ♀ (Circus aeruginosus)

Falco di palude ♂ (Circus aeruginosus)

Falco di palude ♀ (Circus aeruginosus)

Falco di palude ♂ (Circus aeruginosus)

Poiana (Buteo buteo), questo esemplare ha suscitato qualche dubbio

Bellissima Poiana (Buteo buteo)

Poiana (Buteo buteo) dalla muta un po' bislacca

Poiana (Buteo buteo)

Dicevamo, 27 anni di ricerca e rilevamento dei passaggi in volo di rapaci e non solo, con una netta preponderanza (99%) di falchi pecchiaioli, che da metà agosto ai primi di settembre si concentrano spesso in gruppi numerosi, talvolta in pochi individui, e partono dall'Europa verso l'Africa. Qui rimangono fino a primavera, quando ripartono, ripetendo il viaggio a ritroso, verso i luoghi di nidificazione. Questo viaggio di ritorno è caratterizzato, rispetto a quello autunnale, da un'"urgenza" maggiore, causata dagli ormoni che attivano la fase riproduttiva. Quindi, se in questa sessione di fine agosto, si trovano individui che rientrano in Africa con più calma rispetto ai propri simili (non è strano vedere pecchiaioli in Italia anche a metà-fine settembre), in primavera gli individui maturi per la riproduzione hanno fretta di tornare, anche perché la "finestra" utile per mettere alla luce e svezzare i piccoli è inesorabile.


Termica di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus) esattamente sopra la chiesetta di San Giorgio

Spettacolare passaggio basso di un gruppo di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus), qui un maschio adulto in classica livrea

Spettacolare passaggio basso di un gruppo di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus)

Spettacolare passaggio basso di un gruppo di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus)

Falco pecchiaiolo ♂ adulto (Pernis apivorus)

Falco pecchiaiolo ♂ adulto (Pernis apivorus), sembra stizzito dal teleobiettivo :)

Due falchi pecchiaioli dalla evidente diversa colorazione (dovrebbero essere una femmina - in alto - e un maschio - in basso, fase chiara)

Falco pecchiaiolo ♂ (Pernis apivorus)

Bellissimo esemplare del primo calendario di Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Sembrano i sei dell'Ave Maria... Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus)

Una cosa da tenere conto è che, mentre nella migrazione autunnale, si incontrano facilmente individui nati quest'anno, quindi con non più di 4 mesi di vita, ma che per questioni in parte genetiche in parte istintive si mettono in marcia, separatamente dai propri genitori, anche scegliendo una rotta diversa dai consanguinei, una volta raggiunta l'Africa, non torneranno nuovamente nel vecchio continente, non prima di aver raggiunto la maturità sessuale, che avviene di norma a partire dal 3-4° calendario. Ovviamente qualche rara eccezione esiste, ma al campo non è mai stata rilevata.
Un secondo aspetto è quello della muta. E' facile incontrare individui con evidente usura alle penne, o con un misto di penne nuove e vecchie, questo perché i pecchiaioli adulti iniziano la muta mentre sono qui, e la sospendono poco prima della partenza, riprendendola appena giungono nei luoghi di svernamento. Mettiamo anche che possono subentrare fattori esterni ad alterare il processo di muta, e si vedono a volte piumaggi bizzarri, o con evidenti mancanze, come gli esemplari nelle prossime foto.


Un Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) fase chiarissima, con un problema serio di muta, in termica con il Lodolaio (Falco subbuteo) locale

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) in evidente muta delle secondarie.

Eccezionale il passaggio di questa interminabile serie di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus), in fila quasi ordinata

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus). Notare la estrema variabilità del piumaggio di questa specie.

5 Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus) a sfruttare l'aria calda ascendente.

Bella termica di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus)

Termica di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus)


 

Il falco pecchiaiolo (il nome deriva dalla sua principale fonte di alimentazione, che sono le "pecchie", ovvero le larve di ape selvatica), nel suo lungo viaggio verso i luoghi di svernamento dell'Africa subsahariana, trova 3-4 principali vie di migrazione, che in parte dipendono dalla provenienza geografica, in parte da fattori non del tutto noti. In particolare, gli individui dell'Europa centro-occidentale tendenzialmente preferiscono percorrere un tragitto che li porta ad attraversare la Francia, i Pirenei e la Spagna, per attraversare il mare a Gibilterra, nodo cruciale per l'Europa, e poi proseguire a sud. Dall'Europa centro-orientale, inclusa l'Italia centro-nord, una via preferenziale è costituita dalla pianura padana, mentre esiste una parte di flusso che scende lungo la costa croata e attraversa l'Adriatico all'altezza del Conero, per poi scendere, attraversare lo stretto di Messina e dalla Sicilia attraversare il Mediterraneo verso la Tunisia.
L'entrata principale italiana è da Trieste/Gorizia, anche se altri flussi possono entrare nel nostro Paese scegliendo altre valli e passaggi. Ma il flusso che entra da est, si trova davanti una consistente area pianeggiante, costeggiata a destra (nord) dalle Alpi, e a sinistra (sud) dal mare.

Per le caratteristiche di questi uccelli, che sono capaci veleggiatori (ovvero, che utilizzano la portanza delle loro ali per sfruttare le correnti di aria calda, cosiddette "termiche", per salire in alto, percorrendo svariati giri a spirale, per poi planare, con la "scivolata", fino alla successiva termica), la presenza delle montagne è spesso fondamentale, perché in vicinanza di queste si generano, in primavera e in estate, numerose termiche, anche di intensità notevole (si registrano, dall'esperienza dei parapendii che dal massiccio del Grappa si lanciano verso la pianura, velocità ascensionali anche attorno o superiori agli 8 m/s, quindi una spinta veramente importante), che quindi facilitano di molto il lavoro dei pecchiaioli, e di tutte le specie che migrano nello stesso periodo e che condividono le stesse caratteristiche di volo, come ad esempio poiane, cicogne, nibbi ecc.. 


Due Falchi pecchiaioli in termica (Pernis apivorus)

Termica di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus) che appare sopra il colle. Spesso questa era la distanza di visione, ma molte volte passavano molto più distanti di così.

Un'altra termica di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus)


Ecco che una buona parte del flusso sceglie quindi un tragitto che costeggia le prealpi, e quindi i colli asolani si trovano in un punto abbastanza strategico, perché posti ad una altezza tale da favorire la visione dei passaggi, rispetto alla pianura, anche se non è una regola ferrea al 100%, ma statisticamente è rilevante.

Il flusso storicamente è suddiviso in 3 fasi, generalmente abbastanza distinte, con la prima fase in cui i numeri iniziano a crescere, fino alla fase centrale, che è quella che di solito prevede passaggi notevoli, per poi scemare nell'ultima settimana. Come detto, questo come andamento generale, ma non sempre atteso al 100%.

Il campo si svolge su 3 settimane, ma la mia disponibilità si è limitata a 6 giorni, di cui 5 consecutivi nella settimana "centrale", a cui se n'è aggiunto uno verso la fine. Quindi 7 giorni, ricchi di soddisfazioni, sia numeriche, che umane e personali. Ho conosciuto infatti persone splendide, molte socie di Venezia Birdwatching, a cui ho sentito il piacere di iscrivermi. Sicuramente non sarà una partecipazione sporadica, ma negli anni a venire, possibilimente più "studiato" di quest'anno, se ci saranno ulteriori campi vorrò parteciparvi.

Un grazie a Fabio Piccolo, Franco Salvini e Régis Levert per la splendida compagnia, a Francesco Mezzavilla, coordinatore ed esaminatore dei dati finali, a Gianfranco Martignago, colui che anni e anni fa scoprì, dopo anni di ricerche, il punto migliore per l'osservazione della migrazione proprio sul colle di San Giorgio, e a tutti gli altri che si sono avvicendati al campo (che non cito, per non dimenticare qualcuno).




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